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NINO BRESCIA. UN UOMO, UN ARTISTA...

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Enrico Sgambati

NINO BRESCIA. Un uomo, un artista

Prefazione di Leonardo Rinella, febbraio 2007, pp. 160, € 15,00

Di Giovanni Brescia (detto Nino), approdato all'arte pittorica non più giovanissimo, a poco meno di trent'anni, il maestro Enrico Accatino disse: "Per lui i quadri diventano amici. I suoi Fiori, i Paesaggi della sua memoria, le Figure hanno il segno della poesia. Egli ha fatto della sua pittura una ragione di vita e un motivo di conforto".

Più avanti nel tempo, il compianto Maestro Giuseppe Bertolini, di origini messinesi, stabilitosi a Roma, dove morì tragicamente il 22 luglio 1977, del suo carissimo amico sostenne: "Credo che pochi artisti somiglino alle proprie opere così intimamente come Nino Brescia. I suoi fiori o frutti suggeriscono il suo bisogno di schiettezza, di semplicità (che è sintesi di sensazioni molteplici e, quindi, ricchezza). Sono tentato di trovare una definizione per Brescia pittore se voi e lui me lo permettete: per me Brescia è un "primitivo civilizzato", un pittore che guarda alla vita di oggi con animo antico; sembra che i colori se li fabbrichi da sé, pestando terre e minerali o bruciando ossa o spremendo bacche. Potremmo incontrarlo, vestito di ruvido saio, in qualche arroccato paese delle Puglie e ci offrirebbe pane e una ciotola di limpida acqua. Così io vedo Nino Brescia pittore".

Trasferitosi a Roma in cerca di uno sbocco, poco più che adolescente, povero in canna e privo di cultura, rischiò di incamminarsi sul terreno minato al limite della suburra, ma grazie ai suoi buoni sentimenti, alla fiducia sempre riposta in sé, alla sua intraprendenza e alla sua facoltà creativa riusciva a sbarcare il lunario, evitando di prendere quella strada, buia, compromettente e senza uscita.

Tornato alla natia Puglia, le anticaglie e l'antiquariato di cui si interessava lo mettevano in sintonia con le voci silenziose dell'arte. Le suggestioni di vecchi stili e spenti colori. Un incontro fortuito che svegliava in lui un latente talento, eccitando l'acuta sensibilità. Con timidi e commossi approcci, trovava nell'arte ragione di vita; risposte a domande bloccate ed inevase; vena di purezza e di gioia tra conflitti d'appannata esistenza e nascosti crucci; spiragli di luce; lembi d'azzurro lunare.

Si era nel 1965 quando cominciò a dimostrare la genialità della sua pittura, dell'ingenua carezzevolezza delle sue pennellate, della bellezza dei suoi dolci colori ovattati. Si capì che Nino aveva un temperamento pittorico, straordinariamente dotato per la realizzazione geniale delle sue immagini: una popolana, un adolescente, gli interni con fiori, la campagna, la marina movimentata da quel venticello fresco che spira dall'Adriatico la sera e la mattina. Sempre pronto, Nino, a cogliere rapidamente l'attimo fuggente, le parvenze più fragili, gli aspetti più improvvisi della bellezza; la bellezza delle cose semplici.

 

 

Sommario: Prefazione - Introduzione - Nino Brescia - Hanno scritto di lui: Giuseppe Bertolini; Enrico Accatino; Luigi Russo; Gino Spinelli de' Santelena; "Eco del Sud"; "Il Tempo"; "Puglia d’oggi"; "La Gazzetta del Mezzogiorno"; Vito Fasano; "Il Tempo"; Angelo Montanari; Giuseppe Bertolini; Rosella Mancini; Wanda Lasalandra de Francesco; Aldo Bottini; Michele Carlucci; Mario Rivelli; Gino Spinelli de' Santelena; Agostino Bagordo; Paquale Calvario; Riccardo Cucciolla; Mario Abate; Aldo Bottini; Mario Rivelli; Aldo Bottini; Vittorio Girone; Renato Bolondi; "Il Tempo"; F. Puviani; Renato Bolondi; Fausto Alberini; Dario Bellezza; Dario Bellezza; "Il Tempo"; "Il Tempo"; Vincenzo Ursini; Renato Bolondi; "Meridiano Sud"; "Il Tempo"; "Il Tempo"; Marzio Bugatti; Angelo Menga; "La Gazzetta del Mezzogiorno"; Premio Nazionale di Pittura - Album.

 

 

In copertina: Nino Brescia, Disoccupazione giovanile, olio su tela, collezione Museo Zavattini di Luzzara.

 

 

ISBN 978-88-7949-436-6